La sonata a Kreutzer by Lev Tolstoj

La sonata a Kreutzer by Lev Tolstoj

autore:Lev Tolstoj
La lingua: ita
Format: mobi, epub
ISBN: 9788809753761
editore: Giunti
pubblicato: 2013-07-17T22:00:00+00:00


XVIII

«Sì. – riprese – Non faccio che lasciarmi distrarre. Molte cose le vedo in un altro modo e tutto questo ho voglia di dirlo. Cominciammo a vivere in città. In città gli infelici vivono meglio. In città un uomo può vivere cent’anni senza accorgersi che è morto e putrefatto da un pezzo. Non c’è tempo per capire se stessi, troppo occupati. Affari, relazioni sociali, la salute, l’arte, la salute dei figli, la loro educazione. Bisogna invitare questo e quest’altro, andare in visita da questi e dagli altri, bisogna incontrare questo, ascoltare quello o quell’altro. In città in ogni momento c’è una persona famosa, o subito due se non tre, che non si può assolutamente non incontrare. Oppure bisogna occuparsi o prendersi cura di questo o quello, ci sono gli insegnanti, i maestri privati, le governanti e la vita è completamente vuota. Vivevamo così e sentivamo meno il dolore di vivere insieme. Inoltre, per i primi tempi, avevamo un’occupazione stupenda: sistemarci nella nuova città, nel nuovo appartamento, e un’altra occupazione ancora, andare dalla città in campagna e dalla campagna in città.

Passò un inverno; l’inverno seguente si verificò una circostanza che nessuno notò, apparentemente insignificante, ma che invece causò tutto ciò che successe in seguito. Lei non stava bene e quei mascalzoni le vietarono una nuova gravidanza e le insegnarono come fare. Tutto ciò mi faceva schifo. Mi opposi, ma lei con superficiale testardaggine si impuntò e io mi arresi; l’ultima giustificazione per la nostra vita da maiali, i figli, non c’era più e la vita diventò ancora più schifosa.

Al mužik,1 all’operaio, i figli servono, anche se poi fa fatica a mantenerli, ma gli servono ed ecco perché i rapporti con la moglie sono giustificati. Ma noi, gente già con prole, i figli non servono, sono una preoccupazione in più, una spesa, eredi in più, un peso. Non c’era più motivo, perciò, di condurre una vita da maiali. O ci liberiamo dei figli artificialmente, o li consideriamo fonte di infelicità, conseguenza della mancanza di precauzioni, che è ancora peggio.

Non c’è giustificazione. Ma siamo caduti così in basso, moralmente, che non vediamo il bisogno di una giustificazione. Oggigiorno la maggior parte delle persone colte si abbandona a questo vizio senza il minimo rimorso di coscienza. Niente può rimordere la coscienza perché nel nostro mondo manca del tutto tranne, se così si può dire, la coscienza dell’opinione pubblica e del codice penale. Ma né una né l’altra creano problemi: non c’è nulla di cui pentirsi davanti alla società, lo fanno tutti, Maria Ivanovna e Ivan Zacharyč. Perché allevare dei pezzenti o privarsi della possibilità di condurre una vita di società? Non c’è nulla di cui vergognarsi davanti al codice penale e neppure motivo di temerlo. Solo le ragazze dai facili costumi o le mogli dei soldati2 abbandonano i figli negli stagni e nei pozzi: quelle è ovvio, bisogna mandarle in prigione, ma da noi si fa tutto come si deve e in modo pulito.

Passarono così ancora due anni. Il sistema dei mascalzoni, evidentemente, funzionava:



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